domenica 8 maggio 2016

Recensione: "Vuoto d'amore", Alda Merini


Titolo: Vuoto d'amore
Autore: Alda Merini
Edizione: Einaudi
Pagine: 130
Prezzo: €11,40
Consigliato:

Oggi mi ritrovo a parlare di una delle scrittrici, ma anche donne, più discusse dalla critica letteraria: Alda Merini. La raccolta che ho acquistato è a cura di Maria Corti, in cui sono presenti poesie non più ristampate dopo una prima pubblicazione e testi inediti ritrovati in alcuni manoscritti.
La prima sezione, "Vuoto d'amore", che dà il titolo all'intera opera ed è dedicata al ricordo del poeta Giorgio Manganelli, è preceduta da una introduzione in versi dedicati alla figura del poeta.
Segue "Il volume del canto", che comprende la nota poesia "Sono nata il ventuno a primavera", seguita dalle "Poesie per Charles" del 1982 e da "La gazza ladra - Venti ritratti" del 1985 che risalgono al periodo tarentino.
Essi sono dedicati, in ordine, a Saffo, ad Archiloco, a Gaspara Stampa, ad Emily Dickinson, a Silvia Plath, a Montale, a Betocchi, a Turoldo, a Quasimodo, a Manganelli, a se stessa, al padre, alla madre, al fratello Mario, al curato, a Padre Camillo che l'aveva unita in matrimonio con Ettore Carniti, a Violetta Besesti, a Paolo Bonomini, ad un ospite, a Paola, nipote del secondo marito Michele Pierri.
Seguono poi sette elegie tutte dedicate a Michele Pierri e, da "Poesie per Marina", (1987-1990), 17 poesie dedicate alla responsabile della casa editrice Scheiwiller, Marina Bignotti.
L'ultima sezione, intitolata "La Terra Santa", è composta da quaranta poesie e riporta le sensazioni più forti derivate dal suo soggiorno al manicomio, anche se i suoi dolori non vengono alleviati neppure dopo quest'esperienza: nel 1983 muore il marito, ed Alda, rimasta sola e ignorata dal mondo letterario, cerca inutilmente di diffondere i propri versi. Pare che lei stessa si era recata presso i maggiori editori italiani senza alcun successo finché Paolo Mauri non le offrì uno spazio sulla sua rivista per trenta poesie da pubblicare. In quel periodo la scrittrice affitta una camera della propria abitazione ad un pittore di nome Charles, iniziando a comunicare telefonicamente con l'anziano poeta Michele Pierri, che, in quel difficile periodo di ritorno nel mondo letterario, aveva dimostrato di apprezzare la sue poesie. Nell'ottobre del 1983 Alda e Michele si sposano e vanno a vivere a Taranto (La mia città!)
 Alda, qui, è curata dal marito, ex primario di Cardiologia all'ospedale SS. Annunziata. In questo periodo, scrive venti poesie-ritratti de, La gazza ladra, probabilmente risalenti al 1985, inedite fino al volume Vuoto d'amore, oltre alcuni testi per Pierri. Sempre a Taranto porta a termine L'altra verità. Diario di una diversa.

Era necessario anche riassumere alcuni tratti della sua intensa e inquieta vita, scandita dall'alternarsi di momenti di stabilità e di totale squilibrio. Una vita in cui molti probabilmente potranno, per certi aspetti, immedesimarvi. Sono poesie ricche di vita, di passato, di incertezze, di dolore. Le poesie che risalgono al periodo in manicomio trasmettono sia dal lato stilistico che simbolico quello che era l'ambiente in cui viveva, un ambiente di cui forse poco si è sempre sentito parlare se non come "la gabbia dei matti". Questi "matti", però, hanno delle storie, come tutti noi, magari meno forza per uscirne, per risolverle, o forse più forza per chiedere aiuto, dipende dalle prospettive. In questo periodo sono particolarmente legata alle poesie, piccoli versi che mi trasmettono sensazioni lunghe quanto i romanzi. 
Poesie dedicate ai suoi numerosi innamorati, anche personaggi illustri nel mondo letterario, dalle quali si capisce la loro confidenza, il loro rapporto, la visione che lei aveva di loro, di ciò che di loro conosceva, della parte più intima e confidenziale, che permette anche ai lettori di conoscere oltre alle loro biografie e poetiche. Ci permette anche di conoscere lei stessa, la sua visione delle cose, delle persone, lei ringraziava scrivendo poesie, e noi ringraziamo lei per questo. Un'artista che va' sicuramente capita e presa "a tutto lato".
Tra tutte le poesie, alcune mi hanno colpito particolarmente colpito. Ne riporto alcune:
Ho acceso un falò
nelle mie notti di luna
per richiamare gli ospiti
come fanno le prostitute
ai bordi di certe strade,
ma nessuno si è fermato a guardare
e il mio falò si è spento. 

Io ho scritto per te ardue sentenze
ho scritto per te tutto il mio declino;
 ora mi anniento, e niente può salvare
la mia voce devota; solo un canto
può trasparirmi adesso sulla pelle
ed è un canto d'amore che matura
questa mia eternità senza confini

Io ero un uccello
dal bianco ventre gentile,
qualcuno mi ha tagliato la gola
per riderci sopra, 
non so.
Io ero un albatro grande
e volteggiavo sui mari.
Qualcuno ha fermato il mio viaggio,
senza nessuna carità di suono.
Ma anche distesa per terra
io canto ora per te
le mie canzoni d'amore.

VOTO: 8

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