Titolo: Le notti bianche
Autore: Fedor Dostoevskij
Edizione: I Sempreverdi
Pagine: 84
Prezzo: €5,90
Consigliato: sì
E' da tanto, troppo tempo che non scrivo qualche recensione. Anche se la mia presenza non è purtroppo costante a causa dello studio, ho avuto modo di continuare a leggere.
Tanto avevo sentito parlare di questo romanzo, ma ancora non avevo avuto l'occasione di leggerlo, così l'ho comprato. Che dire, devo dire che è stato davvero un ottimo acquisto! Sebbene sia un romanzo di poca estensione, il mondo che crea si rivela immenso.
Siamo a San Pietroburgo (N.B. una piccola curiosità: nella Russia del nord il sole tramonta dopo le 22), il protagonista di questo racconto è un sognatore, il quale nel corso della sua vita è andato via via a isolarsi da quello che è il frastuono dell vita reale. Nonostante ciò sente che non gli manca nulla, circondato dai suoi sogni e ideali per cui prova sentimenti reali, anche se non così profondi per quelli che scopre di provare per Nasten'ka, una diciassettenne incontrata sul lungofiume su cui spesso si ritrovava a passeggiare. Dopo il loro primo incontro, in cui entrambi sembrano incuriosirsi l'uno dell'altra, lui per la bellezza di Nasten'ka, lei per il suo carattere timido e alquanto impacciato, si rivedranno in tutto per quattro notti, su quella stessa panchina della prima, raccontandosi l'uno dell'altra. Il sognatore gli racconta del suo mondo fatto di ideali, di desideri e fantasie, lei della sua vita privata non propriamente felice, infatti vive con la sua anziana nonna, la quale ha perduto la vista, e che per tenerla con sè spesso fissa il suo vestito a quello della ragazza con uno spillo. Tuttavia, a tenerla "spillata" a quel luogo non è solo la vecchia nonna, ma anche la logorante attesa del suo amato, un coinquilino che aveva temporaneamente alloggiato da loro e con cui, sebbene non vi abbia mai scambiato molte parole, le più importanti che essa ha sentito pronunciare da lui erano di una promessa, la stessa che diceva che sarebbe tornato per lei, per portarla via e sposarla. Tuttavia ciò non poteva accadere subito, a causa delle scarse condizioni economiche di lui, pertanto la sua attesa sarebbe dovuta protrarsi per circa un anno. Una promessa senza promessa mi vien da dire, in quanto il raggiungimento di quel benessere o il ricordo di quel sentimento non erano una certezza consolidata. Nasten'ka, incoraggiata anche dal suo nuovo amico, scrive una lettera al suo amato, fissando un incontro per quella notte; ma sono solo i due protagonisti gli unici presenti a quell'incontro, in quanto l'inquilino amato dalla ragazza non vi si presenta. Nasten'ka, sconsolata e rassegnata, sembra guardare ora con occhi diversi, liberi dal ricordo di quell'amore, il suo amico, scegliendo di star con lui. Ma poteva il destino starsene con le mani in mano? Certo che no! Proprio la quarta notte, il tanto amato e aspettato inquilino giunge dalla ragazza tenendo fede alla sua promessa. Nasten'ka, ovviamente ancora innamorata dell'uomo tanto aspettato, chiede scusa al suo amico sognatore per non poter manter lei la promessa di star con lui, lasciando quest'ultimo nuovamente avvolto nella solitudine dei suoi sogni e ideali.
Siamo a San Pietroburgo (N.B. una piccola curiosità: nella Russia del nord il sole tramonta dopo le 22), il protagonista di questo racconto è un sognatore, il quale nel corso della sua vita è andato via via a isolarsi da quello che è il frastuono dell vita reale. Nonostante ciò sente che non gli manca nulla, circondato dai suoi sogni e ideali per cui prova sentimenti reali, anche se non così profondi per quelli che scopre di provare per Nasten'ka, una diciassettenne incontrata sul lungofiume su cui spesso si ritrovava a passeggiare. Dopo il loro primo incontro, in cui entrambi sembrano incuriosirsi l'uno dell'altra, lui per la bellezza di Nasten'ka, lei per il suo carattere timido e alquanto impacciato, si rivedranno in tutto per quattro notti, su quella stessa panchina della prima, raccontandosi l'uno dell'altra. Il sognatore gli racconta del suo mondo fatto di ideali, di desideri e fantasie, lei della sua vita privata non propriamente felice, infatti vive con la sua anziana nonna, la quale ha perduto la vista, e che per tenerla con sè spesso fissa il suo vestito a quello della ragazza con uno spillo. Tuttavia, a tenerla "spillata" a quel luogo non è solo la vecchia nonna, ma anche la logorante attesa del suo amato, un coinquilino che aveva temporaneamente alloggiato da loro e con cui, sebbene non vi abbia mai scambiato molte parole, le più importanti che essa ha sentito pronunciare da lui erano di una promessa, la stessa che diceva che sarebbe tornato per lei, per portarla via e sposarla. Tuttavia ciò non poteva accadere subito, a causa delle scarse condizioni economiche di lui, pertanto la sua attesa sarebbe dovuta protrarsi per circa un anno. Una promessa senza promessa mi vien da dire, in quanto il raggiungimento di quel benessere o il ricordo di quel sentimento non erano una certezza consolidata. Nasten'ka, incoraggiata anche dal suo nuovo amico, scrive una lettera al suo amato, fissando un incontro per quella notte; ma sono solo i due protagonisti gli unici presenti a quell'incontro, in quanto l'inquilino amato dalla ragazza non vi si presenta. Nasten'ka, sconsolata e rassegnata, sembra guardare ora con occhi diversi, liberi dal ricordo di quell'amore, il suo amico, scegliendo di star con lui. Ma poteva il destino starsene con le mani in mano? Certo che no! Proprio la quarta notte, il tanto amato e aspettato inquilino giunge dalla ragazza tenendo fede alla sua promessa. Nasten'ka, ovviamente ancora innamorata dell'uomo tanto aspettato, chiede scusa al suo amico sognatore per non poter manter lei la promessa di star con lui, lasciando quest'ultimo nuovamente avvolto nella solitudine dei suoi sogni e ideali.
Eh sì, Dostoevskij conosceva la "friendzone" ancor prima che spopolasse nel nuovo decennio. E noi che pensiamo di inventare cose sempre nuove!
Ma comunque, bando alle ciance! Ho trovato questo racconto davvero intenso e profondo. Sembra davvero di vivere un sogno, in cui non sai in quale momento l'aprirsi delle palpebre mette fine a tutto. Il lettore sembra assistere a ciò che accade, ai discorsi intrapresi, ai desideri di entrambi. Partendo già dall'ambientazione, l'autore ha voluto evidenziare l'isolamento e la solitudine del protagonista, descrivendo le grandi città, spoglie e statiche, in cui non ha poi mai interagito con nessuno. L'unica con cui sembra instaurare un rapporto reale è Nasten'ka, per cui subito sembra provare un sentimento, non più lo stesso che provava per i suoi sogni, ideali, fantasie, ma qualcosa di autentico; quel sentimento che fa sorridere alla vista dell'amato/a, quel sentimento che ti permette di essere te stesso, di raccontarti, di condividere il tuo privato, il tuo passato, con cui speri di vivere nel presente e nel futuro. Ciò che emerge, oltre all'analisi psicologica e interiore tanto cara a Dostoevskij, è soprattutto il conflitto tra ideale/reale. Nel suo mondo da sognatore, proprio il protagonista si è rifugiato, vivendo quasi una vita parallela, lontano dai luoghi comuni, dalle passioni reali, senza avvertire la necessità di rompere quel muro, senza stimoli per uscirne. Ma si sa che l'amore può tutto, e proprio il suo incontro con la giovane ragazza lo farà quasi sentir vivo di quelle emozioni indirizzate agli ideali, ma stavolta per qualcosa di concreto, per una persona, per quella tanto bella ragazza che fin da subito risultò incuriosita da quei suoi modi tanto strani e diversi dal solito. Una ragazza con problematiche reali, scandite da attese, monotonia, staticità che si contrappone a quegli anni solitamente caratterizzati da gioia e vitalità. Dalla volontà di abbandono di quegli ideali per vivere concretamente subentra l'illusione di condividere quell'amore con Nasten'ka, conseguente all'illusione delusa della ragazza di poter coronare il suo amore. Ancor dopo questo, vi è poi la consapevolezza di non poter rendere reale il suo sogno d'amore. Per cosa vale la pena vivere? Per dei sogni, nel proprio rifugio sicuro, o per un attimo di vera vita sebbene possa portare dei dolori? Vivere di sogni, di ideali, di fantasie, a mio parere, è un modo per affrontare al meglio la realtà quotidiana, purtroppo lontana dal mondo fiabesco che creiamo, ma non dovrebbe sostituirsi ad essa. Le emozioni sono qualcosa di reale, si avvertono sulla pelle, nel cuore, nello stomaco. E' meglio vivere anche un solo attimo di felicità reale, che sia un sorriso, un amore, un'amicizia, e vi dirò, anche il dolore stesso. Siamo tutti dei sognatori, in fondo, finché un giorno non arriva nella nostra vita una Nasten'ka che mette in discussione tutte le nostre certezze, facendocene acquisire delle altre. Siamo tutti preda delle notti bianche, siamo tutti sognatori, e siamo tutti desiderosi di amare, ma realmente.
VOTO: 9
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