domenica 8 maggio 2016

Recensione: "Il Profeta" (+ Sabbia e schiuma), Khalil Gibran

 

Titolo: Il profeta (+ Sabbia e schiuma)
Autore: Khalil Gibran
Edizione: Giunti (edizione Passepartout)
Pagine: 138
Prezzo: €5,90
Consigliato: Sì

Come ultima recensione di oggi, mi ritrovo a parlare di un libro che probabilmente è alla pari, seppur per motivi diversi, al mio preferito "Notre Dame de Paris": Il Profeta di Khalil Gibran.
In realtà avevo letto già da prima questo racconto in un'altra edizione, separata dall'aggiunta di "Sabbia e schiuma" in questa pubblicazione, ma dato che ormai ho letto entrambi, recensisco qui in maniera unica.
Comprai "Il profeta" una mattina in cui andai al negozio di libri usati della mia città, comprato altri volumi a poco prezzo. Ne avevo sentito parlar bene da una mia amica, così lo comprai. Non mi pentirò mai di aver fatto quell'acquisto. Io adoro questo libro, anche se non saprei neppure se chiamarlo in questa maniera. In ogni singola parola ho trovato un significato meraviglioso, un'emozione continua che raffiora ogni qualvolta ne rileggo i testi.
Esso si presenta come una raccolta di poesie in prosa pubblicate nel 1923 a New York legate da un unico filo narrativo, sebbene si configuri come un "botta e risposta" nel quale il Profeta si ritrova a rispondere alle domande che gli vengono rivolte.
Le tematiche discusse sono per ordine:

[Prologo]

  1. Amore
  2. Matrimonio
  3. Figli
  4. Dare
  5. Mangiare e bere
  6. Lavoro
  7. Gioia e Dolore
  8. Case
  9. Abiti
  10. Comperare e Vendere
  11. Delitto e Castigo
  12. Leggi
  13. Libertà
  14. Ragione e Passione
  15. Dolore
  16. Conoscenza di sé
  17. Insegnamento
  18. Amicizia
  19. Conversare
  20. Tempo
  21. Bene e Male
  22. Preghiera
  23. Piacere
  24. Bellezza
  25. Religione
  26. Morte
[Congedo]

In questa raccolta, così come anche in "Sabbia e schiuma" Gibran si pone come il mediatore tra la cultura Occidentale e quella Orientale, infatti sono molto ricorrenti riferimenti a quelle che sono le ideologie orientali, così come la presenza immane dello Spirito, tant'è che Carlo Bo disse "Gibran ha puntato sullo Spirito, la sua poesia si inchina, di fronte alla profezia, a un altro discorso".
Gibran ne "Il Profeta" cede la propria voce ad Almustafa (il profeta, appunto), il quale, dopo aver trascorso dodici anni da straniero nella città di Orfalese, è in procinto di tornare alla terra natìa per ricongiungersi al tanto agognato Assoluto. Prima di imbarcarsi, tuttavia, gli abitanti del posto gli chiedono di restare, sebbene non possa, intrattenendosi nel poi riportato discorso sulle varie tematiche da loro proposte.
Di solito ho sempre molto da dire sui libri che recensiscono, perchè raccontano storie impostate in maniera precisa, qui però c'è bisogno di immergersi in un mondo totalmente diverso. Affidarsi allo spirito, all'astratto quasi, per trovare risposte nella realtà concreta.
Le tematiche risultano piuttosto comuni, tante volte se ne sente parlare, ma io davvero non avrei saputo esprimere con parole più giuste, armoniose, emozionanti come quelle di Gibran. Mi chiedo come abbia fatto ad esprimerle, come da quel pensiero possano esser state poi "partorite" quelle parole meravigliose, che magari alla prima lettura non sembrano trovare spiegazione. Ad una seconda, e più attenta, lettura però è inevitabile non interiorizzarle, non far sì che diventino il proprio "motto", il proprio stile di vita. E' molto più che un libro, è un prodotto concreto di insegnamenti, di crescita per se stessi. Con esso ho potuto alleviare i miei dolori, gioire delle mie gioie, dare più importanze anche alle cose più piccole, imparare a vivere. Sì, per me questo libro è il mezzo con cui si può imparare a vivere. Le risposte da lui date possono essere attualizzate in qualsiasi contesto, perché le sue parole sono universali. Sono legate a questo libro anche perché mi riporta alla mente ricordi personali, ho letto questi versi con una persona per me importante ma che non fa più parte della mia vita, quindi ha anche un valore affettivo piuttosto grande.
"Il Profeta" è diventato il mio promemoria. Non è mai inutile sfogliare, anche se per la centesima volta, quelle pagine, perché ogni volta si ritroverà qualcosa prima sfuggito, o qualche nuova emozione. Io ho ritrovato anche la pace per alcuni versi. Non starò mica esagerando? Non saprei, ma queste sono le emozioni che provo alla sua lettura.
Inoltre, in questa pubblicazione che ho comperato in seguito, vi è anche la raccolta di aforismi "Sabbia e schiuma" in cui è presente anche qui lo spiritualismo di Gibran, in frasi brevi e ad effetto, ma che colpiscono dritte alla mente e al cuore. Una di esse fu addirittura usata da John Lennon in Julia: "Metà delle cose che dicono sono senza senso, ma le dico perché l'altra metà possa giungerti."

Ho imparato che l'amore "non dà nulla se non se stesso e non prende nulla se non da se stesso", che nel Matrimonio è bene essere un tutt'uno ma mantenere i propri spazi, che i figli non sono oggetti da possedere, che vi sono persone che danno seppur non hanno nient'altro senza voler nulla in cambio mentre chi ha le tasche piene continua a primeggiare, che siamo tutti collegati da un ciclo unico, che anche il valore più umile è nobilitante, che il dolore è inscindibile dalla gioia,che la casa ha l'unica funzione di proteggere e creare un ambiente accogliente indipendentemente dalle sue dimensioni, che gli abiti coprono ciò che il sole e vento vorrebbero accarezzare, che deve esserci uno scambio equo tra compratore e venditore, che ogni colpa non si sconta con il male fisico ma con il tormento dell'anima, che le leggi sono la colonna portante della civiltà sebbene sembrano tanto astratte, che si è liberi solo quando anche il desiderio di libertà cessa di esistere, che non esiste uomo senza ragione e passione, che molto del nostro dolore dipende da ciò che noi decidiamo ci faccia del male, che non finiremo mai di conoscere noi stessi, che ogni insegnamento è solo la molla di ciò che risiede dentro di noi, che l'amico è l'altra metà di noi, che ogni parola è espressa quando i pensieri non trovano più pace, che il tempo presente porta con sè il passato e la speranza del futuro, che il male è tortura del bene, che pregare è la manifestazione di se stessi nell'etere, che il piacere canta la libertà ma non è la stessa libertà. che la bellezza è la manifestazione della vita, che Dio può essere trovato anche nei gesti più semplici e non attraverso teorie, che la morte risiede nel cuore della vita, ed una è legata all'altra come un filo infrangibile.
Potrebbero sembrare dei concetti semplici triti e ritriti, ma nel modo in cui sono espressi, e applicati alle brutture del mondo reale attuale, assumono un valore inestimabili. Dopotutto le cose più semplici sono sempre le più grandi. Grazie ai suoi scritti, possono metter le ali e volare verso i miei desideri, cercando di trarre la forza da essi per cambiare, non dico il mondo, ma me stessa in modo da poter fare qualcosa per esso. Leggetelo, non ve ne pentirete assolutamente.

VOTO: 10

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