venerdì 4 settembre 2015

Recensione: "Madame Bovary", Gustave Flaubert

Madame Bovary
MADAME BOVARY

Titolo: Madame Bovary
Autore: Gustave Flaubert
Pagine: 320

Edizione: Newton Compton
Prezzo: 3,90€
Consigliato:


Madame Bovary è il primo romanzo di Gustave Flaubert pubblicato nel 1856. Appena pubblicato, fu messo sotto inchiesta per "oltraggio alla morale". Dopo l'assoluzione, avvenuta il 7 febbraio 1857, divenne un bestseller sotto forma di libro nell'aprile del medesimo anno. Oggi, è considerato uno dei primi esempi di romanzo realista.
Il racconto si apre con la comparsa di Charles Bovary, il quale, dopo aver studiato medicina in gioventù, diviene ufficiale sanitario sposando una donna anagraficamente più grande di lui. Tuttavia, questa donna muore prematuramente a causa di qualche problema psichico. Durante la sua relazione coniugale, egli andò spesso a visitare il Signor Rouault, per accertarsi della sua salute, ed è lì che incontra Emma. Tipica ragazza provinciale, accudisce suo padre e la dimora, sogna una vita lussuosa e romantica, tale a quella dei libri che adora leggere. Accortasi dell'attrazione che Charles prova nei suoi confronti, e sapendo della sua buona posizione sociale, decide di accettare la sua proposta di matrimonio credendo di condurre, così, la vita che aveva sempre immaginato. Ben presto, però, si accorge della poca intraprendenza del marito e cade nello sconforto e nella noia, accresciuti anche dal luogo in cui vivono, un altrettanto noioso villaggio (Tostes). Una piccola speranza per salvare il suo matrimonio già ai ferri corti, arriva per Emma dalla notizia di essere incinta. E' sicura che se sarà un maschio, sarà tutto diverso, riuscirà a indirizzarlo sulla via giusta per una sicura entrata in società. Ma come se il Karma fosse già a conoscenza delle sue future malefatte, nasce una bambina.
Cadendo in un'irreparabile angoscia, Charles decide di trasferirsi in un altro posto, in cui la vita possa scorrere in maniera più attiva, soprattutto per sua moglie. Il luogo da Emma sperato non si rivela all'altezza delle sue aspettative; si tratta di Yonville, un altrettanto piccolo villaggio situato poco più lontano dalla città. Le buone intenzioni di Charles non vengono per nulla apprezzate dalla sua Emma, la quale si distingue comunque dal resto degli abitanti per la sua raffinatezza ed apparente cortesia. Nel suo cuore, tuttavia, si sente sola e abbandonata da Dio, vivendo una vita che non è affatto come ella vorrebbe. Non appena arrivati, fanno la conoscenza del farmacista del paese e della sua famiglia, resosi subito disponibile in quanto "collega" del nuovo medico. Il signor Homais, il farmacista, è il tipico uomo borghese dell'epoca, fervente sostenitore degli ideali positivisti dell'epoca, cieco ai propri difetti e abile conversatore su qualsiasi argomento gli si proponga. Emma, sistematasi ormai nel paesino, fa la conoscenza di Léon Dupuis, un giovane studente di giurisprudenza, con il quale stabilisce sin da subito una bella sintonia per la condivisione degli stessi ideali, specie quelli romantici. Egli comincia a provare una forte attrazione per Emma, ma a causa della sua timidezza non riesce a riverarle i suoi sentimenti. Lei, accortasi di questa sua inclinazione nei suoi confronti, si lascia corteggiare senza mai cedervi. Lèon, scoraggiato dall'indifferenza per i suoi sentimenti che lei sembra dimostrare, decide di continuare i suoi studi a Parigi. Emma cade nello sconforto, pensando che forse lo amava e che era l'unico uomo a non farla sentire sola in quel luogo per lei inadatto, a sostenerla e a condividere pensieri comuni. Contemporaneamente alla conoscenza con Lèon, Emma partorì una bambina, Berthe, con la quale non si comporterà mai da vera "mamma" e sarà quasi sempre affidata alla sua balia. Di questo rapporto con sua figlia, la quale l'adora, ricordo un passo che mi ha infastidita non poco, ovvero quando Emma pensa tra sè e sè quanto sia brutta la piccola Berthe. Come può una madre schernire in questo modo l'aspetto della sua stessa figlia? Non ho parole.
Poco tempo più tardi, in paese fa ritorno il benestante dongiovanni Rodolphe Boulanger, il quale non appena nota la figura di Emma si pone l'obiettivo di sedurla e di "aggiungerla" alle sue numerose conquiste. Benchè la donna sia in un primo momento titubante, cede alle avance dell'uomo diventando, così, sua amante. E ne è davvero felice! A tal punto d'affermare: "evviva, ho anch'io un'amante". Disprezzo per la figlia, gioia per un'amante, ci sono tutti i presupposti affinchè sia marchiata nel mio quaderno nero a vita.
Comunque, mentre la relazione con Rodolphe prosegue, comincia ad indebitarsi pesantemente dal signor Lheureux, acquistando oggetti inutili e molto più costosi di quanto ella possa permettersi. Il commerciante Lheureux, scaltro e astuto, la manipola inducendola ad acquistare beni a credito e a contrarre mutuo presso di lui. L'attaccamento di Emma per Rodolphe cresce a tal punto da decidere a fuggire con lui, ma quest'ultimo,  illudendola di star organizzando la fuga, l'abbandona all'ultimo con un biglietto. Emma, disperata, si ammala gravemente provocando la disperazione di Charles, all'oscuro di tutta questa gran confusione. Prosegue lentamente la convalescenza di Emma, fino a ristabilirsi quasi completamente. Intanto, Charles viene convinto ad eseguire una difficile operazione ad un piede torto, e all'inizio sembra esser andata per il meglio. Il paziente, tuttavia, ben presto si accorge di esser peggiorato e il suo piede è ad uno stadio acuto di cancrena, è ormai da amputare. Sono costretti a rivolgersi ad un dottore più esperto e già con questo tipo di esperienza alle spalle. Charles è mortificato, mentre Emma non fa che odiarlo di più, in quanto sperava che con il successo dell'operazione potesse aumentare la sua notorietà.
 Una sera, si reca a Rouen per assistere all'opera, nella quale ritrova la sua prima infatuazione di Yonville, Lèon. I due si ritrovano dichiarandosi i propri sentimenti e intrattenendo anch'essi una relazione, sostenuta in un certo senso dal denaro di Charles, in quanto lei si reca nel luogo in cui vive Lèon creando una scusa, quella di intrattenere lezioni di pianoforte presso una loro conoscente. Tuttavia, anche questa relazione ha ben poca vita, e mentre le sue relazioni falliscono, i debiti creati dalla donna aumentano. Disperata per non sapere come ripagarli, chiede il denaro ai suoi due amanti, i quali entrambi le rifiutano l'aiuto chiesto. Ancor più in preda al panico, Emma si reca dal signor Homais e riesce a procurarsi dell'arsenico, ingerendolo e condannandosi ad una lenta e penosa agonia prima della morte. Il povero Charles, resta accanto alla moglie per tutto il tempo, fino alla sua morte. Poco tempo dopo quest'avvenimento, trova delle lettere che gli rendono nota la relazione intrattenuta da Emma con Rodolphe, restando sconvolto e inebetito. E' destinato a morire anch'egli poco più tardi, lasciando la piccola Berthe senza entrambi i genitori.
Bene, bene... cosa dire? Non ho sopportato minimamente il personaggio di Emma, Flaubert non tende nemmeno a giustificarla, a farla ravvedere verso la fine, lei rimane lineare con la sua personalità fino alla conclusione della sua stessa vita. Una ragazza superficiale, egoista e subdola. Si potrebbe anche dire "in fondo lei sperava di vivere una vita migliore". Definiamo il concetto di "migliore". Sposare un uomo che l'ama, vivere serenamente (o almeno quello era l'obiettivo), metter su famiglia, relazionarsi con gli abitanti del paese, i quali nutrono un'ammirazione per lei. Insomma, qual è il problema? Se si hanno aspirazioni diverse, come vivere nel lusso e scalare la cima delle classi sociali, non ci sposa con un medico di paese. Non ci si sposa affatto. Essendo una ragazza di provincia, cosa avrebbe potuto aspettarsi? La vita che avrebbe condotto con Charles di lì a breve sarebbe stato il sogno di molte sue coetanee. Eternamente insoddisfatta di tutto ciò che la circonda, è spesso associata alla figura di Anna in Tolstoj. Entrambe desiderose di qualcosa di più di ciò che possiedono, quel qualcosa che le spinge a commettere non solo adulterio, ma anche noncuranza della propria prole, del proprio marito, solo di se stesse. 
Emma ha dato anche origine al fenomeno del "bovarismo", identificato proprio con l'insoddisfazione perpetua della propria vita e la ricerca di qualcosa di più di ciò che si ha. E quante donne vi si identificano!
Credo sia chiaro che Emma sia stata la mia croce in questo libro, cieca all'unico amore vero che ha potuto ricevere, quello di Charles. Cosa dire di quest'ultimo, parlando di cecità, direi che lui ne è il diretto rappresentante! Non si accorge minimamente della reale personalità di Emma, continuamente scostante e assente nei suoi riguardi, vittima di continue menzogne e inganni. Per lui è ancora quella pura e sognante ragazza di provincia conosciuta in casa Rouault, madre "affettuosa" (un muffin proprio) nei confronti di Berthe, donna per la quale è disposto a far tutto. Donna che perdona e assolve anche dopo esser venuto a conoscenza del suo tradimento, neanche la "donna-angelo" degli stilnovisti era così santificata. Proprio dopo questo evento, egli incorre in un piccolo incontro con Rodolphe, quest'ultimo visibilmente imbarazzato non appena aver capito della conoscenza di Charles sui fatti accaduti. Eppure Rodolphe non è tanto da biasimare, lui non ha mai dato ad Emma più di quanto non avesse dato alle altre, lei presa dal suo mondo di fantasticherie ha ingigantito la questione e rimanendo sconvolta, poi, dal suo conseguente abbandono.
Emma a parte, il libro è ben scritto, grazie allo stile di Flaubert molto analitico e preciso, ci si immerge nella storia e si vive a Yonville con i personaggi seguendone dal vivo le vicende. Questo l'ho molto apprezzato. La descrizione di Emma è lineare fino alla fine, credo che il suo obiettivo fosse quello di mettere in evidenza anche un'altra realtà, più nascosta, presente all'epoca. Complessivamente mi è piaciuto, magari la storia al giorno d'oggi potrebbe sembrare banale, ma a quei tempi fu un vero e proprio scandalo parlare esplicitamente di adulterio e suicidio. Merita, comunque, l'attribuzione di "classico".


VOTO: 8 1/2

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